Un progetto capace di coniugare la salute dell’uomo con la qualità dell’ambiente di vita, senza dimenticare il motore economico che fa la ricchezza di un territorio e lo aiuta a svilupparsi, a generare ricchezza che a sua volta può essere reimpiegata per migliorare l’ambiente.
La soluzione di risanamento e rilancio che si prospetta è:
– Ecosostenibile (al contrario di altre misure a volta dannose o per lo meno passibili di conseguenze negative)
– Veloce (non si po’ attendere una generazione per ottenere risultati e misurare l’impatto di un intervento )
– Remunerativa (in tempi di risorse scarse e di paese in perenne crisi economica appare illusorio pensare che l’intervento abbia solo costi)
Una soluzione ottimale non deve solo DISINQUINARE ma anche:
– Dare immediati ed inequivocabili misure di miglioramento delle condizioni di salute della popolazione
– Aggiungere valore al paesaggio
– Contribuire a creare occupazione e a sostituire posti di lavoro che andranno persi a seguito della riconversione
– Se possibile, aggiungere valore al territorio per esempio “compensando” la popolazione con nuove opportunità ricreative.
Un possibile strumento: il greening del territorio attuato col Bambù
Aggiungere materia verde al territorio è sicuramente un’indicazione preliminare, per altro già in corso di sperimentazione, che contempla i vantaggi sopra riportati, soprattutto poi se si riesce a mantenerla esente da altre problematiche come parassiti, incendi, ingenti costi di cura e manutenzione dopo l’impianto).
Alcuni studi realizzati dall’Unità di Ricerca in Tecnologia Medica di Tecnopolis PST, in collaborazione con la Fondazione Ricerca Globale Onlus di Taranto e il Consorzio Bambù Italia, hanno dimostrato l’interessantissimo effetto disinquinante di questa pianta, confermando tra l’altro gli esiti di numerosi lavori scientifici (svolti soprattutto in Asia) sulle capacità di una particolate varietà, il Moso bamboo (Phyllostachys pubescens), di accumulare in poco tempo sostanze inquinanti, soprattutto i metalli pesanti, attraverso il cosiddetto processo di fitoestrazione. Tale processo, in sintesi, consiste nel progressivo assorbimento degli inquinanti da parte di piante allevate nel sito sottoposto a trattamento. La raccolta della biomassa al termine del ciclo colturale permette di allontanare i contaminanti dalla matrice di suolo inquinata. I metalli pesanti (ad esempio, piombo, mercurio, alluminio, arsenico, uranio, di gran lunga gli agenti inquinanti maggiormente presenti) a causa delle caratteristiche fisico-chimiche, sono dannosi già a basse dosi, e agiscono sostituendosi ai minerali nutrizionali essenziali (calcio, potassio, etc.) ostacolando pertanto il regolare funzionamento dei processi vitali e aumentando enormemente la produzione di radicali liberi. Negli ultimi anni è stata prodotta una ricca documentazione scientifica sulle patologie correlate ai metalli pesanti (neoplasie, in primis quelle polmonari, malattie cardiovascolari, sindromi neurodegenerative, malformazioni fetali, etc.). In un recentissimo lavoro di ricerca sulla popolazione di Taranto, intitolato Assessment of environmental and occupational exposure to heavy metals in Taranto and other Provinces of Southern Italy by means of Human Scalp Hair Analysis (HSHA) [G.Ferri, A.I.Galeandro et al., Environmental Monitoring and Assessment, (2016)188(6):337], i maggiori valori mediani oltre i limiti sono stati osservati per l’Alluminio, il Bario, il Cadmio, il Piombo, il Mercurio e l’Uranio e in assoluto per il Piombo, classificato dall’AIRC come un potente cancerogeno per polmone e laringe; tutto ciò in linea con i recenti studi sulla mortalità nell’area di Taranto che hanno mostrato un significativo aumento di tali neoplasie.
Le principali caratteristiche del Bambù sono così riassumibili:
– presenta caratteristiche di rapidità di crescita praticamente uniche, in quanto già al 3° anno, il territorio piantumato sarà ricoperto da un mare verde con piante di oltre 5 metri di altezza e dal quinto anno l’altezza delle piante
sarà mediamente tra i 14 e 25 metri;
– non soffre per eventuali temperature ambientali estreme (tollera temperature da -20 a oltre 45 gradi);
– non produce fiori e semi e quindi non presenta il rischio di infestare in modo involontario altre aree: il contenimento perimetrale è estremamente semplice grazie a un fosso profondo di 20 cm per delimitare la vegetazione;
– non brucia a causa della mancanza totale di corteccia;
– la foresta che si produce con tali piante ha una vita di oltre un secolo e se rinnovata con tagli tecnici che ne ringiovaniscono la struttura, la sua durata è infinita;
– l’ampio manto fogliare attivo e sempreverde in estate e in inverno della foresta rappresenta una barriera antivento e con caratteristiche fonoassorbenti, capace anche di filtrare polveri sottili;
– il particolare apparato radicale blocca il dissesto idrogeologico, creando una vera e propria rete vegetale di rizomi che generano altre piante;
– le stesse radici inoltre possono purificare i terreni dalle sostante inquinanti e dai metalli pesanti come ampiamente dimostrato da numerose ricerche;
– i germogli sono commestibili e adatti alla alimentazione umana;produce ossigeno e assorbe anidride carbonica in maniera nemmeno paragonabile a nessuna altra specie vegetale (stimata in 10 volte le coltivazioni tradizionali);
– da un punto di vista paesaggistico è modulabile secondo un percorso preciso di crescita che abbellisce anche nascondendo gli impianti e creando percorsi salutari a disposizione dell’uomo;
– all’interno della foresta di bambù si possono realizzare sentieri pedonali e piste ciclabili capaci di trasformare il parco in una attrazione turistica.