Le fitotecnologie applicate al campo della bonifica dei siti contaminati è l’obiettivo del progetto BAMBOO. Alcuni studi realizzati dalla Fondazione Ricerca Globale di Taranto, in collaborazione con l’Unità di Ricerca in Tecnologia Medica di Tecnopolis PST e il Consorzio Bambù Italia, hanno dimostrato l’effetto disinquinante del Moso bamboo (Phyllostachy spubescens), di accumulare in poco tempo sostanze inquinanti, soprattutto i metalli pesanti, attraverso il cosiddetto processo di fitoestrazione. Tale processo, in sintesi, consiste nel progressivo assorbimento degli inquinanti da parte di piante allevate nel sito sottoposto a trattamento. La raccolta della biomassa al termine del ciclo colturale permette di allontanare i contaminanti dalla matrice di suolo inquinata. I metalli pesanti (ad esempio, piombo, mercurio, alluminio, arsenico, uranio, di gran lunga gli agenti inquinanti maggiormente presenti), a causa delle caratteristiche fisico-chimiche, sono dannosi già a basse dosi, e agiscono sostituendosi ai minerali nutrizionali essenziali (calcio, potassio, etc.), ostacolando pertanto il regolare funzionamento dei processi vitali e aumentando enormemente la produzione di radicali liberi. Negli ultimi anni è stata prodotta una ricca documentazione scientifica sulle patologie correlate ai metalli pesanti (neoplasie, in primis quelle polmonari, malattie cardiovascolari, sindromi neurodegenerative, malformazioni fetali, etc.). In un recentissimo lavoro di ricerca sulla popolazione di Taranto, intitolato Assessment of environmental and occupational exposure to heavy metals in Taranto and other Provinces of Southern Italy by means of Human Scalp Hair Analysis (HSHA) [G.Ferri, A.I.Galeandro et al., Environmental Monitoring and Assessment, (2016)188(6):337], i maggiori valori mediani oltre i limiti sono stati osservati per l’Alluminio, il Bario, il Cadmio, il Piombo, il Mercurio e l’Uranio e in assoluto per il Piombo, classificato dall’AIRC come un potente cancerogeno per polmone e laringe; tutto ciò in linea con i recenti studi sulla mortalità nell’area di Taranto che hanno mostrato un significativo aumento di tali neoplasie.