Moso Bamboo (Phyllostachys pubescens): potenziale pianta fitorimediatrice di metalli pesanti

Progetto Ba.Pe.G (Fabio Balzotti – Fondatore Gruppo Terre della Magna Grecia Fabrizio Pecci – Presidente del Consorzio Bamboo Italia Aldo Galeandro – Responsabile Scientifico del Dipartimento Salute di TECNOPOLIS PST)

Borsa di Studio in collaborazione con Fondazione Ricerca Globale Onlus, Consorzio Bambù Italia, Dipartimento DISAAT e il Prof. Raffaele Lafortezza dell’Università di Bari. Sviluppato nell’ambito delle attività di Tecnopolis PST – Parco Scientifico Tecnologico.

Borsista: Dott. Mario Elia

Dalla revisione della letteratura di settore possiamo affermare che il Moso Bamboo ha le caratteristiche fisiologiche e biochimiche per poter diventare una biotecnologia al servizio della fitorimediazione di terreni contaminati da metalli pesanti. Se consideriamo i vantaggi, come ad esempio la biomassa prodotta, tasso di crescita elevato, un apparato radicale sviluppato, valori significativi di TF e BAF, l’uso del Moso bambù come specie fitorimediatrice è possibile sui suoli contaminati da metalli pesanti. In tutti gli studi esaminati, riguardanti differenti metalli pesanti, è risultato che il Moso bamboo può essere potenzialmente essere considerato una piate fitorimediatrice in grado di accumulare grandi quantità di sostanze nocive e detossificarle. In alcuni casi, come Pb e Cd, la detossificazione sarebbe più difficile per alte concentrazioni, in quanto i vasi xilematici non riescono a trasportare tutto agli organi epigei. Per altre sistanze come Zn e Cu il Moso riesce ad accumulare grosse quantità di metallo e quindi trasportarlo alla parte epigea, liberando così il suolo dalla contaminazione.  Inoltre, tutti gli scienziati che hanno condotto studi approfonditi su questa specie concordano nell’affermare che laddove l’attitudine della specie a detossificare le piante sia minore rispetto ad altre specie, i tratti ecologici possono in qualche modo compensare questa mancanza. Secondo Wu et al. (2002), il Moso produce una biomassa misurabile in 121 t/ha che sono valori molto più alti rispetto ad altre specie iperaccumulatrici che in alcuni casi possono arrivare a rimuovere anche 9.3 kgha-1 dal suolo di sostanza nociva. Certamente sono ancora pochi gli studi che approfondiscono questo tema e ulteriori sforzi di ricerca devono essere pianificati e sviluppati per validare ancora di più la tesi che vede il Moso essere una pianta iperaccumulatrice e fitorimediatrice. Essendo una specie rustica e idonea a diverse latitudini e longitudini si devono sviluppare studi direttamente sul campo dove ogni aspetto della contaminazione e dei processi di crescita della pianta e di detossificazione dei metalli pesanti viene costantemente monitorato e memorizzato. Così facendo si evitano inoltre gli aspetti negativi della ricerca svolta in colture idroponiche o in vaso che possono condizionare la veridicità dei risultati, sebbene siano ottimi punti di partenza per sviluppare ipotesi di ricerca. Si conclude dunque questo minimo lavoro di studio, che rappresenta un ulteriore piccolo passo in avanti nella comprensione dei meccanismi che sono alla base delle piante fitorimediatrici, aprendo uno scenario importante per futuri progetti di ricerca.


Seconda relazione Bamboo Shoot

Borsa di Studio in collaborazione con Fondazione Ricerca Globale Onlus, Consorzio Bambù Italia e Dipartimento di Farmacia dell’Università di Bari

Prof. ssa Filomena Corbo
Associato di Chimica Farmaceutica
Borsista: Dott. Gualtiero Milani

L’organismo è sottoposto continuamente all’attacco da parte di agenti esterni che possono danneggiarne l’integrità e la funzionalità. Si parla di infezione quando microrganismi come batteri, funghi, protozoi o virus penetrano e si moltiplicano nell’organismo. Nelle infezioni batteriche si usano antibiotici e chemioterapici specifici. Le malattie infettive sono ancora la prima causa di morte nei paesi più poveri, esse provocano circa 14 milioni di morti all’anno, rappresentando il 30% dei decessi. Alle “vecchie malattie” come il morbillo, la tubercolosi, si sono aggiunte malattie emergenti, ri-emergenti e neglette che colpiscono circa un sesto della popolazione mondiale. Le malattie infettive emergenti (EID, Emerging Infectious Diseases), la cui incidenza è aumentata negli ultimi decenni, rappresentano un rischio nell’immediato futuro e costituiscono un grave problema di salute pubblica con pesanti ripercussioni di natura economica. Da qui nasce l’esigenza di intensificare la conoscenza e gli studi indirizzati verso la ricerca di nuove molecole ad azione antimicrobica anche sulla base di una sempre più crescente resistenza dei microrganismi ai farmaci attualmente in uso. L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di sperimentare l’azione battericida e/o batteriostatica dell’Estratto di Bamboo.