Il sistema applicativo MEVeC 2.0, realizzato presso il Parco Scientifico-Tecnologico dell’Università di Bari, sotto la guida tecnica del Prof. A. I. Galeandro e il coordinamento clinico del Prof. M. M. Ciccone, permette di realizzare un esame ecocolordoppler delle vene degli arti inferiori in 3D e ciò grazie ad uno specifico schema grafico del sistema venoso degli arti inferiori (denominato “virtual imaging venoso 3D”) in cui sono conservati i rapporti spaziali fra i tre sottosistemi (superficiali, profonde e perforanti) e sono rappresentati solo i vasi esplorabili ecograficamente.

Tale schema rappresenta la base su cui l’operatore inserisce le informazioni normalmente raccolte (ossia se c’è un reflusso e se il vaso è comprimibile o meno), con una metodologia di indagine validata nella sua accuratezza poiché l’arto è stato suddiviso in quattro parti e per ogni quartile sono indicate le vene da studiare e in quale ordine. Questo software, con relativa metodologia, pone fine alla diaspora che si era determinata negli anni tra due metodiche esattamente agli opposti, in quanto una obsoleta e priva di una metodologia standardizzata per la refertazione (l’ecocolordoppler con referto cartaceo) e l’altra estremamente complessa (la mappa emodinamica venosa).

Nell’esame con ecocolordoppler lo specialista valuta la comprimibilità vasale e la direzionalità del sangue all’interno delle vene principali, col paziente fermo e in posizione ortostatica; al termine compila un referto cartaceo in maniera soggettiva e ogni caso con metodologia non standardizzata. Tale approccio diagnostico è rimasto immutato negli ultimi decenni nonostante ci sia stata, circa 20 anni fa, la grande innovazione dell’emodinamica (riconosciuta nel 2005 “patrimonio culturale imprescindibile per ogni medico che si occupi di patologia venosa”) in cui lo studio è molto più complesso poiché lo scopo è raccogliere informazioni sul movimento del sangue nelle vene, sia in condizioni statiche che dinamiche.

Purtroppo l’esame emodinamico venoso, ampiamente validato negli ultimi 20 anni da un’ampia letteratura scientifica, ha avuto sino ad ora una scarsa diffusione tra gli specialisti essenzialmente per la difficoltà di ben rappresentare tutte le informazioni raccolte da questo esame (nonostante l’utilizzo di schemi Cartacei o informatici) poiché costringono l’operatore ad un eccessivo surplus di lavoro, rendendo questo esame impossibile da praticare come esame di screening e di primo livello.

Per questo motivo è stato messo a punto, presso il laboratorio di Emodinamica Venosa Computazionale del Parco Tecnologico dell’Università di Bari un progetto, in collaborazione con le principali società scientifiche del settore, denominato MEVeC che aveva lo scopo di realizzare una mappa emodinamica tridimensionale condivisa da tutti gli operatori diagnostici (da qui il termine di Mappa Emodinamica Venosa Condivisa), tra l’altro strutturata in una filiera di dati sensibili (e come tali suscettibili di elaborazione sulla base di un modello matematico).

Il primo passo è stato quello di mettere a punto una nuova metodologia di elaborazione dell’esame ecocolordoppler del sistema venoso degli arti inferiori e da qui far discendere il software che di fatto “guida” il medico semplificandogli notevolmente il lavoro. Avendo ottenuto un ottimo riscontro presso la classe medica ci si è posti un obbiettivo molto più ambizioso, ossia un sistema operativo (appunto il MEVeC 2.0) che consenta a “tutti” (ossia a chiunque esegua un esame ecocolordoppler venoso degli arti inferiori, dai meno esperti fino ai più consumati emodinamisti) di utilizzare tale sistema tridimensionale. In pratica con il MEVEC 2.0 il In pratica il medico esegue un “normale” ecocolordoppler e il software svolge le seguenti funzioni:

– visualizza tutto il sistema venoso in 3D;

– indica nell’ordine i vasi da studiare;

– posiziona il simbolo sul vaso nel caso di reflusso o non comprimibilità;

– fornisce una refertazione automatica;

– permette una elaborazione dei dati di cui si compone lo schema grafico (modellistica matematica messa a punto dal gruppo di lavoro del Prof. G. Mastronardi del Politecnico di Bari)

– fornisce la possibilità, tramite una serie di liste a tendina presenti sulla destra dello schema grafico, di ampliare lo studio, indicando eventuali informazioni di tipo emodinamico (per esempio la tipologia del reflusso, la sufficienza o meno delle performante, ecc.).

La maggiore comprensibilità da parte della classe medica è stata dimostrata da appositi lavori scientifici e attualmente sono in fase di svolgimento delle multicentriche sull’applicazione del software nel monitoraggio di varie situazioni cliniche legate alle disfunzioni del sistema venoso degli arti. Le sedi in cui è stato installato il software sono: il Dipartimento di cardiologia dell’Università di Bari, il Dipartimento di cardiologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, il Reparto di Cardiologia di Urgenza de Policlinico di Bari e la Divisione di cardiologia dell’Ospedale “Miulli”di Acquaviva delle Fonti (Ba).